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Perché ho smesso di scrivere su dillo alla mamma così, de botto, senza senso

Smettere di scrivere, non te ne accorgi e…

A volte le cose succedono così, senza che si decidano, scivolano nella quotidianità tra un “lo faccio domani” e tanti “ho cose più importanti a cui pensare” e alla fine si abbandonano le cose che si pensavano poco importanti in un angolino della stanza, a prendere polvere, fino a quando lo strato diventa così spesso e coperto dalle cose di ogni giorno (chi non ha una sedia con una pila di cose non ben identificate sotto e ci si riconosce?) che poi ci si dimentica cosa c’era lì sotto. Una pianta? Delle scarpe da ginnastica? La voglia di vivere?

Insomma da un giorno all’altro ti accorgi che hai proprio smesso di fare quella cosa lì che ti piaceva proprio, e magari ti faceva stare bene e e ti dava pure da vivere.

Succede…

immagine della scena del telefilm Boris dove gli scrittori della trama dicono "cosi de botto senza senso"

Boris ci insegna che le cose succedono così de botto senza senso

Questo post vuole essere ironico e scherzoso, perché di motivazioni più o meno valide per cui ho smesso di scrivere qui ce ne sono.

Per esempio ho smesso perché ero stanca, ma stanca tipo esausta, sotto bombardamento e costantemente in allarme. Ho smesso perché non sapevo cosa raccontare, ho smesso di scrivere perché il mio viaggio attraverso la separazione era in salita e doloroso e non sapevo come raccontarlo in maniera dolce senza farvi provare pena per me.

Ho smesso di scrivere quando non avevo più le parole per parlare, figuriamoci per scrivere. Ho smesso di scrivere quando le mie parole sono state usate contro di me per darmi della cattiva madre (cosa che non sono mai stata e mai sarò).

In inglese si dice overwhelmed e credo che renda meglio l’idea: ero sopraffatta dagli avvenimenti e dovevo pensare a scrivere cose per gli avvocati, per gli assistenti sociali, per le visite mediche, per i giudici. Troppe cose da raccontare, chissà se poi potevo dirle anche a voi. Sicuramente sarebbe stato di aiuto a chi era o è nella mia situazione e ha avuto paura come me.

Magari ne scriverò, mi aspettate? Nel frattempo sappiate che sopravviverete, ve lo prometto.

Ma poi le parole sono tornate

E quando le parole sono tornate, non sapevo più scrivere, o almeno così mi sembrava. Sapete, quando le parole sono troppe e ingarbugliate e piene di nodi ci vogliono ore e ore di manovalanza per sbrogliare le matasse e farle diventare filati di frase con un senso compiuto.

Se preferite le metafore culinarie, queste parole erano tutte insieme in un minestrone, che come sapete i minestroni possono essere scambiati spesso per mappazzoni se non si sanno presentare come Bruno Barbieri comanda. Mi iscrivo a Masterchef?

Bruno Barbieri giudica le mie capacità descrittive

Creare organizzazione per la scrittura

Diciamo che sto mettendo ordine nel mio archivio di ricordi, eventi, vocaboli e sentimenti: è fondamentale farlo perché qui si parla di me e della nostra vita, non di specifiche grafiche di un nuovo videogioco – di cui scrivo ogni tanto-.


Spero di riordinare piano piano in modo da raccontare non solo il passato, ma soprattutto il presente e il futuro e tutte le cose che una mamma separata* può raccontare. Che mia figlia cresce ogni giorno di più -cavoli- ed è una gioia vederla diventare una ragazzina indipendente con le sue idee e i suoi gusti, non posso permettermi di perdermi nella memoria il nostro percorso, non voglio più.

Che dite, metto a posto?

* non solo, sono anche e soprattutto essere umano, ho sempre lottato per non diventare una mamma unicellulare come vorrebbe la società, e sempre lotterò per questo.

Wonderfull book: i quaderni di crescita personale. Molto più di un Bullet Journal!

Oggi piove e sono con i calzini, a casa, in pieno luglio. Il mio corpo e la mia mente si erano abituati al sole e al caldo perenne e io (che mi conosco) con il primo giorno di brutto tempo so che potrei avere un calo di energia e produttività. Allora faccio un pasto leggero, una tanica di caffè -che quella mi serve sempre- e metto in fila le cose importanti da fare per oggi e per il resto mi prendo tempo per respirare e fare cose che mi fanno stare bene.

Se un po’ mi conoscete sapete che oltre al teatro, alla musica, ai caffè e ai margarita, le cose nerd e le persone, una delle cose che più mi rilassa è prendere i colori e scarabocchiare sui quaderni. Ne ho uno per ogni tipo di attività: il diario dove racconto la vita a mia figlia da regalarle da grande, il quaderno dove sfogare la rabbia,  il quaderno Delle idee e dei progetti, tutti creati da me partendo da nastri, buste, quaderni a spirale e cartoncini colorati (d’altronde sono nata nell’epoca di Art Attack e Muciaccia).

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Ne ho comprati altri, scritti da esperti, coach, che mi hanno aiutato ad essere una persona migliore e a riempire i tasselli mancanti. Niente di impegnativo. Quaderni da colorare e da compilare, da mettere in borsa o nel porta PC e da sfogliare un pochetto ogni giorno. (li trovi qui, sono super carini, pieni di esercizi stilistici e facili da fare).

Li adoro perché ci si prende cura di sé non solo con il cibo, l’attività fisica, le risate, il cinema e il buon sesso, ma anche ascoltando i propri pensieri, dandogli forma, e imparare ad essere più consapevoli di noi stessi e delle nostre potenzialità.

Parlando di potenzialità, quaderni di esercizi e di donne, sto aspettando con ansia che venga prodotto il wonderfull book. Un libro-agenda di esercizi per essere la donna che vorremmo diventare. Io non mi sopporto quando vedo tutto nero per esempio, e anche se mi conosco, mi fa sempre bene mettermi in riga. Chissà quali altri esercizi ci saranno!

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E il libro agenda è pensato per le donne, per chi si sente donna, e per gli uomini che vogliono fare uno splendido regalo alle donne che fanno parte della loro vita. Magari anche per conoscersi un po’ di più.

Secondo me anche un papà e una mamma possono regalare questo libro alla propria figlia adolescente. In questo periodo della loro vita più che mai, le piccole donne hanno bisogno di capire chi sono e cosa vogliono.

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L’agenda wonderfull workbook è quasi in produzione! E si può prenotare la propria copia su kickstarter, dove le 4 ideatrici del progetto stanno facendo la raccolta fondi per vedere realizzata questa meraviglia.

Ecco il link: https://www.kickstarter.com/projects/officinafrida/the-wonderfull-women-workbook

Scegliete voi quanto donare alla causa, dai 5 ai 1000€ con laconsulenza personale. con 25€ avrete l’agenda, il poster, la shopper in tela, il manifesto e soprattutto un sacco di esercizi da fare per voi stesse.

Se volete saperne di più comunque vi consiglio di leggere la spiegazione Delle 4 ideatrici di questo libro, perché io non rriuscire a riassumere tutto!

Cosa puoi fare con questo libro

Giocando con questo libro ti divertirai e allo stesso tempo lavorerai su te stessa!

Questi sono i risultati più importanti che ci aspettiamo di farti conquistare:

Permettersi di giocare

Coccolarsi nel dedicare un po’ di tempo a noi stesse

Diventare donne più consapevoli e serene

Seminare piccoli semi di empatia verso se stesse, prima di tutto, per un impatto di secondo livello sugli altri

Agire proattivamente e coraggiosamente sul progetto più importante della tua vita: te stessa

Per esempio! Su kickstarter e sulla pagina FB trovate tutto tutto tutto quello di cui avete bisogno.

 

Spero che questo post possa esservi utile! Io torno a scarabocchiare. Tu?

“Mamma come nascono i bambini?” Discorsi tra mamma e bimbe di 7 anni (tra poco)

Mi sono venute le mestruazioni.

Sono andata in bagno, la mia bimba ha aperto mentre mi cambiavo e ha visto l’assorbente con il sangue.

Così mi ha chiesto preoccupata: “Perché sanguini? Ti sei fatta male?”

E io ho risposto: “No amore, è normale, tutte le donne quando diventano grandi sanguinano.”
“E perché?” Chiede lei preoccupata.
“Beh, perché il corpo dice che è ha fatto tante piccole uova per fare dei bambini, ma non ne è nato nessuno. Così per fare posto a nuove uova il corpo pulisce la pancia e butta via quelle vecchie con il sangue.” Provo a semplificare, spero di averla messa a suo agio con questa storia del sangue. A me fa senso anche quella del prelievo e non voglio impressionarla.

Lei continua dubbiosa: “Ma da dove esce il sangue? Hai un taglio?”
“No amore, esce dalla patatina. Da dove nascono i bimbi quando escono dalla pancia” argomento già trattato, rimane riflessiva ancora un po’ e poi chiede: “E perché?”. “Perché cosa amore? Specifica meglio se no non so come rispondere cucciolino” (qui sto evidentemente prendendo tempo).

“Mami perché serve il sangue per pulire la pancia?”
Bella domanda… Me lo chiedo anche io maledicendo i giorni splatter che Dario Argento scansati.

“Beh, Mimi, perché se il bimbo fosse nato avrebbe avuto bisogno di tutto il sangue e tutte le cosine che il corpo butta via per crescere, insieme all’uovo della mamma e il semino del papà.”

E qui si è aperta la voragine:

“Mamma ma come fa il papà a mettere il semino nella pancia?!”

Cosa faccio?! Api e fiori sono fuori discussione; le racconto il metodo tradizionale? Sto sul vago, uso metafore o metodi scientifici?; Ma i figli si fanno anche se si è in una relazione omosessuale, lei lo sa! Come lo inserisco nel contesto?; E i bimbi che nascono per caso, senza pensarci? E l’aborto, e le mamme surrogate, e la consensualità del rapporto, e fare sesso anche senza amore ma non fare figli col primo che passa?

Aiuto!

E se poi la confondo.

Ok. Ci riesco.

“Mimi, ci sono tante storie da raccontare. Alcune volte succede come con me e il tuo papà. Ci sono due persone che si amano. Tanto, tantissimo. Non come due amici, o come la famiglia. Una persona che incontri per caso nella vita e che ti fa battere il cuore forte. L’amore. E con questa persona fai tutto. E decidi che ti puoi fidare e gli mostri tutto. Le cose belle del tuo carattere, quelle brutte, i sorrisi. E a volte capita che ci si facciano le coccole, per dimostrarsi senza parole che si è innamorati. E altre volte ancora si fa l’amore. Che è bellissimo, ci si sente così vicini alla persona che si ama che sembra di essere una persona sola.

Si decide sempre insieme e si fa solo se tutti e due hanno voglia, sai?

E poi, a volte, si può decidere, mentre si fa l’amore, di far crescere il semino dentro la pancia, proprio per far nascere un bimbo. Così il papà mette il semino dentro la pancia mamma e a volte il semino nuota così tanto che arriva fino alla uova della mamma”

“Però mamma sono uova minuscole le tue non ci stanno se no dentro la pancia”

“Sì sono piccolissime. Come le piastrine di Esplorando il corpo umano. Le uova si chiamano ovulio e il semino spermatozoi. Beh, alla fine se è il momento giusto, uova e semino si uniscono e uniscono metà del papà e metà della mamma per far crescere un ovetto o due che poi diventeranno un bimbo o una bimba. O forse dei gemellini.”

Camilla rimane in silenzio ancora qualche secondo poi mi chiede: “ok, così è come sono nata io. Ma tutte le altre volte?”

Le altre volte te le racconto la prossima volta. Sono tutte altrettanto importanti.

PLAY MODENA 2019: Tra giochi, bimbi e spazio

Come ogni anno andremo al Play, il festival del gioco di Modena, che quest’anno sarà il weekend dal 5 al 7 aprile 2019.

E’ sempre bello svegliarsi con la primavera, a marzo, i primi caldi e ricordarsi che da lì a non molto arriverà il weekend passato tra amici, espositori e giochi da tavolo e di ruolo per scoprire giochi nuovi.

Camilla ha ormai 6 anni e mezzo ed è colma di gioia ogni volta che ci organizziamo per PLAY. Adesso sa leggere, contare, scrivere e molti dei giochi da tavolo sono utilizzabili anche da lei. Ha composto anche un’ode al festival, e credo che la stia cantando in loop da quando le ho detto che si avvicinava questo weekend 🙂

Adoro PLAY perché è a Modena, vicino casa, possiamo andare e tornare in auto senza pernottare fuori, lo adoro perché posso permettermi di parlare con gli espositori, fare foto, incontrare tutti i miei amici. Quest’anno il tema cardine sarà lo spazio. La corsa allo spazio, in onore del cinquantenario del primo passo sulla Luna. https://www.play-modena.it/2019/extra/corsa-allo-spazio/

Play dedica un’intera area, Play Kids, ai suoi visitatori più giovani. Quest’anno l’area ospiterà un partner d’eccezione: INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, il prestigioso ente di ricerca che da vent’anni è il punto di riferimento nazionale per l’astronomia e l’astrofisica e collabora, tra le altre cose, con ASI, ESA e NASA. INAF gestirà un’area di 100 metri quadri in cui gioco e scienza si mescoleranno in una serie di eventi e attività per le scuole e per il pubblico: caccia al radiotesoro, Kermal, simulatori spaziali e altro ancora. Cose da super nerd, credo che Alberto e Cami saranno sempre lì!

Quindi oltre alle vaste aree da gioco gestite dalla Tana del Goblin, anche gli stand degli espositori e delle associazioni, i cosplay, le conferenze sullo spazio, sull’astrofisica e sui gdr. C’è veramente tanto da vedere e da provare, come al solito, e come al solito mi farò trovare impreparata e girerò a sentimento tutta la fiera, probabilmente rincorrendo Sio con mia figlia che invece vorrà fare le foto con Batman.

Molto molto apprezzata la nuova area EduPlay https://www.play-modena.it/2019/extra/eduplay/ , sezione dedicata agli aspetti culturali ed educativi del gioco. Accanto a momenti ed eventi all’interno del quartiere fieristico anche altri spazi delle città verranno contaminati ed animati nei vari momenti del Festival.

Menzione speciale Femminista e Attivista delle Minoranze:
Una per il Gruppo di ricercaDonne, dadi & dati (DD&D) è nato ad Aprile 2018 dall’esigenza di fotografare nel modo più oggettivo ed esaustivo possibile l’attuale situazione della comunità di giocatrici e giocatori di ruolo italiana. La conferenza si terrà sabato 6 aprile in sala 30 -> https://play-modena.it/2019/programma/gdr-e-identita-lgbt-stonewall-1969-99/

L’altra per la presentazione di Stefano Burchi del gioco a tema LGBQT+, dedicato ai moti di Stonewall, atto di nascita del movimento di liberazione gay in tutto il mondo -> Venerdì  5 aprile laConferenza a tema: “GDR e identià LGBT+ – Stonewall 1969”

Vi lascio come sempre un paio di link per dare un’occhiata al sito.

Il programma completo

gli ospiti

organizzazione, cibo, parcheggio

Consigli per famiglie al PLAY nel mio articolo dell’anno scorso.

Dai, tanto piove, venite a fare i giochi con noi!

la mia Gattina appassionata ai giochi da tavolo

FInalmente arriva Modena Nerd: 15 e 16 settembre 2018 in tema anni ’80!

Radici profonde nel passato, sguardo attento al futuro, dai fumetti e videogames storici ai protagonisti dei prossimi anni. Tutto in un unico appuntamento: Modena Nerd. Il festival che celebra e fa rivivere la cultura nerd in ogni sua declinazione torna sabato 15 e domenica 16 settembre alle fiere di Modena, con la sua terza edizione all’insegna dello slogan “more of the same“. Qui potete trovare il programma dettagliato di modena nerd 2018.

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Uno dei temi scelti quest’anno dagli organizzatori è proprio quello degli anni Ottanta, a cui andranno a legarsi tutta una serie di iniziative ed eventi, mentre per i più piccoli – oltre all’immensa sala giochi da 0 a 100 anni – sarà possibile prendere parte al “battesimo della matita”, con i laboratori dei fumettisti di Star Wars e dell’Uomo Ragno che insegneranno le tecniche segrete del disegno.

Dal concerto della voce regina dei cartoni animati Cristina D’Avena (16 settembre ore 17:00) ai più talentuosi disegnatori della scena italiana e internazionale. Nic Klein, Yildiray Cinar, David Lafuente, Nicola Mari, Marco Checchetto, Gigi Cavenago e tantissimi altri fumettisti vanno a formare una delle artists’ alley più grandi del nostro paese: oltre 70 autori pronti a incontrare gli appassionati in cerca di uno sketch, un autografo o un semplice saluto. Attenta a tutte le sfaccettature della cultura “nerd” e “digital”, la rassegna modenese ospita gli youtuber più seguiti (Cartoni Morti, Jack Nobile, Dario Moccia) e un’immensa sala giochi con più di 300 postazioni dove sfidarsi in tornei esclusivi, o semplicemente ritrovare i videogames che hanno fatto la storia di questo settore.

IN SINTESI

Quando: sabato 15 domenica 16 settembre, dalle ore 10.00 alle ore 19.00.

Dove: ModenaFiere, Quartiere fieristico di Modena, viale Virgilio 70/90 a due minuti dall’uscita del casello Modena Nord dell’A1

Ingresso: è possibile acquistare il biglietto anche online, evitando così le file, sul sito www.modenanerd.it.

Per approfondimenti e aggiornamenti:
www.modenanerd.it

https://www.facebook.com/Modena-Nerd-894291547344283/

Contatti:
mail info@modenanerd.it ; telefono 059 848380 (ModenaFiere)

Giochi da tavolo per famiglie: andiamo al PLAY Modena 2018!

Giochi da tavolo dall’infanzia ad adesso -non ditemi che sono vecchia

Sono una fan dei giochi da tavolo, da sempre. Sono cresciuta a trivial pursuit, backgammon, tombola e monopoli. Quando sono diventata ragazzina ho fortunatamente incontrato il gioco di ruolo dal vivo: sono stata una ladra a D&D, una mezz’elfa maga della mente a Etemenanki, una ricchissima Toreador a Vampire: the Masquerade. Le amicizie di allora mi hanno iniziato al mondo dei giochi da tavolo intelligenti, e da lì non ho più smesso.

Nerd? Forse. Ma non siamo antisociali!

È come una droga, la voglia di giocare. Perché ti trovi con persone con le tue stesse passioni (alcuni hanno hanno creato giochi i loro giochi da tavolo), crei una compagnia in cui non ci si annoia mai, si provano giochi nuovi, si fanno gite e cose di tutti i giorni ma qualcuno ha sempre delle scatole nel bagagliaio, provi tipologie di giochi e sviluppi intelligenze diverse.

Mamma e figlia nerd

Famiglia gioca a gioco da tavolo Lumina di habaSono rimasta appassionata anche dopo la maternità. I miei regali di compleanno preferiti sono sempre stati giochi in scatola (e mostre, cose giapponesi e concerti… ma è un’altra storia), il primo gioco provato dalla piccola Pera è stato Dixit. Adesso le prendiamo i giochi della Haba, per lo più, e non manchiamo un Lucca Comics & Games e un Modena Play, prole inclusa o a casa.

Ed è finalmente questo weekend dell’anno è arrivato.

Dal 6 all’8 aprile c’è Modena PLAY 2018

Noi (io, Alberto – il moroso nuovo, ndr- e la piccola Pera) andremo sabato per testare quanti più giochi nuovi possibili e farci una giornata full immersion.

I nostri obiettivi per questa fiera sono:

  • Giocare
  • Mangiare le tigelle
  • Testare l’area kids, ma riuscire a trascinare la Pera anche nelle altre aree
  • Riuscire a prendere il nuovo gioco di Cranio creations disponibile in 60 pezzi unici
  • Prendere il secondo della trilogia delle spezie
  • Curiosare il gioco da tavolo di Tex “Fino all’ultima pallottola”

In ogni caso ci sono veramente tanti eventi oltre al test dei giochi: sale conferenze, workshop, larp, giochi educativi e ospiti. Potete trovare qui il programma completo del Modena PLAY 2018 e farvi la vostra tabella di marcia personale.

Qui invece trovate la mappa degli espositori della fiera.

Modena play è #family friendly

Famiglie, lancio un appello. Se avete voglia di scoprire il mondo dei giochi da tavolo questa è un occasione rara e da non mancare. Ci sono centinaia di scatole che vi aspettano, giochi dai più semplici ai più stimolanti, di quelli che fanno solo ridere e di quelli in cui la concentrazione la fa da padrona, tanti mondi nuovi e ambientazioni da scoprire, per non parlare delle grafiche e dei disegni stupendi di alcuni giochi. Non esiste solo monopoli, sapete? E i giochi sono per i grandi che per i piccoli.

Pensateci: regaliamo sempre giochi di legno e montessoriani ai nostri bimbi per affinare le loro capacità motorie e intellettive. Pensate a cosa può fare un gioco da tavolo pensato per i bimbi e giocato insieme a tutta a famiglia: diventa un momento di condivisione e di crescita non solo personale ma anche emotiva e sociale!

Inoltre per il decimo anno della fiera Modena play nei suoi 22 mila mq di stand ha realizzato un padiglione con la prima area kids, totalmente pensata per i bimbi.

Da un comunicato stampa di Modena play:

PLAY KIDS: LA CITTÀ DEI BAMBINI DOVE SI IMPARA A GIOCARE
Un padiglione di 2500 metri quadri che ospita giochi, laboratori e attività interattive dedicate anche ai più piccoli che potranno provare le ultime novità in un’atmosfera ludica irripetibile. “Play Kids” è stato concepito per permettere ai genitori, soprattutto neofiti, di avvicinare al mondo del gioco da tavolo i propri figli e si presenterà con tavoli, sedie e allestimenti tutto a portata di bambini. Tantissime le proposte in programma: dalla pista di trottole più lunga d’Italia a quella di 15 metri delle biglie a ciclotappo, dalle decine di attrezzature messe a disposizione dai LudoBus per i giochi di movimento e abilità alle centinaia di giochi da tavolo, dalle costruzioni con gli intramontabili mattoncini LEGO ai giochi in legno. E poi la Family Arena, in collaborazione con l’Associazione La Tana dei Goblin con tantissimi giochi da tavolo per famiglie, la scoperta degli antichi mestieri, le attività educative per avvicinare i bambini alla scienza.

“Tutte le attività e i giochi parleranno il linguaggio dei bambini – spiega Andrea Ligabue, direttore artistico di Play-Festival del gioco – Abbiamo concepito il nuovo padiglione Kids come un portale di accesso al gioco per coinvolgere sia i bambini, già a partire dai 2 anni, sia i loro genitori. Non occorrerà comunque nessuna esperienza specifica perché grazie al personale che spiegherà le regole, chiunque, dopo poche decine di secondi, potrà iniziare ad essere protagonista di Play giocando”. Tante le aziende che presenteranno le ultime novità mettendo a disposizione spazi, tavoli e personale per spiegare ad adulti e bambini i nuovi giochi.

Potrete fare tantissimi giochi con i figli e poi fare un patto con loro per riuscire a girare le altre aree della fiera ( in fondo si fa sempre un po’ per uno, giusto?)

Organizzazione per famiglie al Modena play

Per chi ha paura della logistica e vuole gestire al meglio l’organizzazione del viaggio vi lascio alcune informazioni utili per godersi al meglio la gita al Modena play con tutta la famiglia:

  • Bagni con lavandini e fasciatoio
  • Primo piano raggiungibile con ascensore
  • Baby parking nel corridoio della fiera dove lasciare i bimbi o stare con loro per un momento di relax
  • Ristorante con panini, primi e bevande
  • Bancomat all’interno della fiera (questo è più per i genitori con acquisti compulsivi)
  • C’è la zona guardaroba per giacche e borse e forse potrete lasciare anche i passeggini

Suggerimenti: portatevi comunque cracker o snack spezza fame in attesa di un gioco e l’altro, e sapone o salviettine umide per i più piccoli: a volte i bagni sono rivoltati dai cosplayer.

Prenotate un ristorante  o una trattoria in zona per la sera così potrete mangiare tranquilli e poi rientrare a casa mentre i cuccioli dormono.

I biglietti si possono comprare anche sul sito e i bambini sotto i 4 anni non pagano, mentre dai 4 agli 11 anni entrano con un biglietto ridotto di 3 euro.

Per altre informazioni lascio il sito: www.play-modena.it

E il sito delle fiere (utile per gli spostamenti): Modena fiere

Che dite, voi siete delle appassionate e ci vedremo al PLAY?

Strade

Questo è il momento in cui si tracciano le fila di un anno e si sceglie la rotta per l’anno successivo. L’hai fatto? Io ho sempre fatto liste di buoni propositi, pro e contro, barattoli con bigliettini pieni di cose da fare l’anno successivo. Poi di solito questi foglietti si dimenticano a fine gennaio da qualche parte in una mensola. Progetti idealisti, poco realizzabili forse.

Il 2017 è stato un anno intenso, per tanti. Per me é stato un anno fatto di persone belle, tempo per me, lavori stupendi e orribili, strascichi di relazioni passate, famiglie costruite con amore e fatica.

Un anno che mi ha visto cadere, innamorarmi, cambiare, e che ha portato a chiedermi dove voglio andare e come voglio partire per raggiungere la meta.

Un anno che mi ha portato un 2018 ricco di potenzialità, e ne sono grata.

Il 2018 sarà l’anno della direzione: sceglierò la rotta da seguire per me stessa e per mia figlia. Per noi. Il resto arriverà con amore. Senza bigliettini e liste di cose da fare, solo camminando e stupendoci delle tappe raggiunte 🙂

Spero che sia un 2018 pieno di consapevolezza e giuste strade anche per te. Lo spero davvero tanto!

Non sono una sirena

Quando tutti camminano a passo d’uomo e invece a me sembra di annegare in un oceano cercando di risalire in superficie.

Ogni tanto chi cammina di fianco a me si volta e mi dice: “Ma cosa fai? Dai, fatti forza ed esci da quella pozzanghera!” e io rimango ancora più incastrata tra le loro parole che si trasformano in alghe e bloccano le caviglie al fondale.

C’è anche chi mi aspetta, mi butta un galleggiante, nuota con me in silenzio aspettando che passi. Ma sono sempre due velocità diverse, due mondi che si sfiorano ma non si intrecciano mai.

Ci sono giorni che vedo anche io le pozzanghere, altre l’oceano.

Capita.

Sono un essere umano ed è umano annegare quando sto troppo immersa nell’acqua a far finta di essere sirena, invece di fare la cosa più difficile che ci sia: accettarmi per come sono. Accettare di avere due braccia, due gambe, capelli arruffati e pensieri tristi. Ci si stanca, a non essere se stessi.

Quello che devo fare, ora, è trovare un’isola dove potermi riposare quando trovo il mare ad aspettarmi. Un’isola, dentro di me.

Isola casa per l'anima

Libri facili per raccontare le emozioni difficili ai propri figli: la mia esperienza

I bimbi hanno un set ben definito di emozioni, e le esprimono senza pudore. Passano dalla gioia sfrenata alla disperazione assoluta; basta un momento per vedere l’attesa, la paura o la sorpresa nei loro occhi. Come adesso: Cami sta giocando in camera da sola ridendo e inventando parole magiche e subito ad un tratto, non riuscendo a far girare l’hula hoop come avrebbe voluto, si è ritrovata a lanciare i cubetti di gomma dalla rabbia. Sta provando la frustrazione. Si è sfogata, ha tirato un sospirone e poi ha detto “Sto giocando a fare il mare”.

I bambini hanno questa capacità da ammirare: provano le emozioni nel profondo della pancia, le vivono tutte, le assaporano, e quando hanno finito, le dimenticano. Passano oltre. Non c’è ricordo di quello che è stato, non c’è rancore o malinconia; non c’è vergogna, perché vivono il presente. E’ una dote bellissima che poi si dimentica crescendo, ma che credo tutti dovremmo tornare a testare.

Nonostante questo vissuto intenso i nostri figli spesso non hanno idea del nome dell’emozione che stanno vivendo. Da piccoli conoscono le emozioni base, come gioia, paura, rabbia, disgusto, tristezza (avete presente Inside Out? ). Crescendo e vivendo esperienze, formano tanti altri piccoli tasselli che incastrati tra di loro formano nuove emozioni. E’ una cosa nuova, non sanno come gestirla, e le nostre parole “da grandi” spesso non hanno effetto perché comunichiamo con dei vissuti differenti. Noi abbiamo idea della causa e dell’effetto, dei se e dei ma, dei limiti e delle vittorie, dell’esperienza. Per i bimbi è una cosa che si impara con il tempo, ma noi possiamo aiutarli nella scoperta delle emozioni che hanno.

Ecco i libri sulle emozioni che ho già, quelli che ho trovato, quelli che mi piacciono:

Ieri ero alla ricerca di qualche libro per giocare a imparare questo marasma che è il nostro cuoricino umano 🙂
Ho già alcuni grandi classici come “Che rabbia!“, ma volevo qualcosa di più generico, che racchiudesse lo spirito delle emozioni.

Mi è piaciuta molto la copertina del libro di Mary Hoffmann, “Il grande grosso libro delle emozioni“. Lei è la stessa autrice de “Il grande grossolibro delle famiglie” (che sono tutte, non ci sono stereotipi, ok?) e quindi mi ha ispirato il suo modo di poter vedere le emozioni. L’ho comprato. Perché tutte le emozioni sono importanti, anche quelle brutte. Vediamo come sarà 🙂

Una mia grande amica, la Sam, ha regalato a Camilla l’edizione precedente di questo bellissimo libro pop-up sulle emozioni, che le differenzia a seconda del colore. “I colori delle emozioni” è molto semplice da leggere e per i bimbi più piccolini è facile associare un’emozione a qualcosa di concreto come un colore, o una forma. E il pop-up li lascia a bocca aperta. Spesso lo usavamo prima della nanna, associando le emozioni appena lette alle esperienze fatte durante la giornata: un litigio al parchetto per l’altalena, la gioia di vedere la mamma alla fine dell’asilo, il relax del bagnetto… Un libro che si rilegge tante volte, sempre volentieri perché mette in contatto genitori e figli.

Per  bimbi più piccolini, dai 3 ai 6 anni c’è “sei folletti nel mio cuore” i cui disegni sono orribili ma è la versione per piccoli di un libro+CD molto famoso e della catena Erikson che tratta argomenti di psicologia.

emozionrio libro con illustrazioni emozioniPer i più grandicelli, in fase preadolescenziale (ma anche per gli adulti che non hanno dimestichezza con l’intelligenza emotiva) ho trovato “L’emozionario. Dimmi cosa senti“, un bel libro grafico con tanti illustratori diversi e la copertina rigida, dove le emozioni sono raccontate in modo fluido, e ci son tante piccole sfaccettature dei sentimenti. Da provare. Io lo regalo sempre agli amici in difficoltà affettiva, più per far sapere loro che ci sono che per metterli a studiare! 🙂

I bambini spesso non riescono a tradurre le emozioni nel volto, nei gesti e nelle azioni degli altri. Anche perché gli adulti sono molto più complessi e conoscono milioni di sfaccettature rispetto alle emozioni primarie. Noi siamo sempre stati abituati a spiegare alla Cami la verità, con parole semplici e senza tanti giri di parole. Vedere un papà arrabbiato o una mamma piangere può capitare; noi abbiamo sempre raccontato, per esempio, che la mamma piangeva perché era triste per qualcosa che era successo, oppure che le lacrime che scendevano erano di ilarità perché era successa una cosa molto molto divertente. Anche i nonni hanno comportamenti strani, oppure le persone che passano per strada o che vivono con noi a scuola o in piscina. Saper tradurre anche le emozioni degli altri è importante per sapere come reagire e che la causa non siamo noi. Come quando io e il Papà ci siamo lasciati e lei provava tristezza e malinconia. Tutto è normale e bisogna abbracciare anche questi dolori, sapendo e imparando che lei non è la causa di questa rottura. Chissà cosa sarebbe successo se noi genitori avessimo lasciato parlare i cuoricini.

E le emozioni spiegate ai genitori?

Comprendere le emozioni non è facile per noi adulti, figuriamoci per i bimbi! Ma per noi grandi ho trovato bellissimo questo libricino di esercizi tipo auto-aiuto.

quaderno esercizi per sviluppare l'intelligenza emotivaQuaderno esercizi per curare ferite del cuore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I “Quaderni di esercizi per…” (ce ne sono per tutti i gusti) sono leggeri da portarsi in giro e dentro ci sono diverse attività: spiegazioni, disegni simpatici, riflessioni e soprattutto esercizi da scrivere proprio nel quadernino per guardarsi dentro e scoprire un po’ più di noi. Io apprezzo tanto anche perché mi piace scarabocchiare e pensare e fare ghirigori.

Anni fa regalai  questo bellissimo libro dalla copertina rigida alla nostra famiglia. Forse per Camilla è troppo presto perché è un alfabeto dei sentimenti deliziosamente illustrato con le filastrocche in rima, ma io e il Papà lo leggevamo insieme; probabilmente non era quello di cui avevamo bisogno, ma credevo davvero di riucire a superare la diversità-routinoe-noia-fastidio ascoltandoci senza giudizio.

E tu come fai ad insegnare le emozioni ai tuoi bimbi?

La Sardegna visitata in toccata e fuga

Le strade che portano alla Sardegna sono fatte di montagne giganti che noi adulti chiamiamo colline. Pochi alberi sono boschi e la macchina sfreccia alla velocità della luce.

Le prime vere vacanze, con viaggi, trasferte, valigie e tragitti infiniti, non si scordano mai. Soprattutto se si vivono con gli occhi di un bambino. Le domande sul mondo sono sempre aperte da un “perché…?”. E le risposte cercano di essere il più vere e semplici possibili, per imparare le verità su ciò che ci circonda anche a quattro anni e mezzo. E poi questa era la prima vacanza senza il papà, e vedere Camilla fiduciosa e felice nonostante gli mancasse mi ha rempito di gioia.

Quando si va in Sardegna, si prende il traghetto o l’aereo: noi abbiamo navigato e lì dentro il mondo è immerso in una bolla fatta di cibo costosissimo e angolo bimbi con parco giochi no-stop. Il vento che arruffa i capelli quando sei sulla prua della nave è magico però, e si sfidano le leggi della gravità per rimanere in piedi e non volare come Peter Pan.

La macchina è fondamentale per girare le spiaggie o l’entroterra, ma le strade che ti portano da un luogo all’altro sono qualcosa di meraviglioso: anche se la terra arida prende il sopravvento per la siccità, i campi sono esplosioni di ulivi, fiori, cactus, boschi e staccionate sgarruppate, chiesette e castelli abbandonati, colori caldi, aria limpida e profumo di pulito.

Castello abbandonato in Sardegna a Cuglieri

I paesini arroccati sulle montagne riportano indietro nel tempo. Le signore vestite di nero col velo in testa scrutano con sguardo attento e buono i nuovi arrivati, gli sconosciuti per strada salutano sempre con buongiorno e buonasera, le feste di paese sono organizzate in modo che ognuno porti qualcosa da mangiare e si stia tutti insieme, seduti in panchine arrangiate con balle di fieno poste in mezzo alle vie di casette colorate.

Sicuramente il mare della Sardegna è da vivere, ma non è attrezzato come un bagno a Rimini o Riccione. Per questo in questi giorni di vento abbiamo preferito esplorare la terra, scoprendo un bosco fatato -più per me che per Camilla, in verità- e un ulivo millenario che sonnecchia in attesa dei suoi visitatori.

Il Mare però è qualcosa di magnifico. Mare con la M maiuscola. Rimani a fissarlo per minuti interi (non ore, ho pur sempre una bambina a cui badare) e quando il corpo si rinfresca onda dopo onda mentre sei seduta sulla riva di questa distesa di acqua, lui sembra ringraziarti per esserti concessa uno spazio di calma in un periodo di pensieri. Pulisce l’anima, il Mare della Sardegna. Ma anche le persone in vacanza con noi hanno contribuito a togliere i calcinacci dal cuore e dalla testa.

mamma e figlia in spiaggia Sarda,acqua limpidissima

spiaggia di sassolini bianchi in Sardegna

Spiaggia pulitissima in Sardegna per i bimbi

tramnto 2017 a S'archittu, Cuglieri, Sardegna

E quando è tempo di tornare, anche se le cose sono sempre un po’ difficili, si ha più energia e il sorriso rimane stampato fisso anche quando le perosne cercano di abbatterti. Perché le persone che ci amano ci sono sempre, al fianco. E progettano con noi la prossima vacanza. Ho qualche idea in mente…

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